La recensione di Giampaolo Martinotti
Febbraio 2016
Pittore eclettico dalla personalità poliedrica, Pablo Interlandi sprigiona un’energia positiva carica di sensibilità e libertà di spirito, peculiarità proprie di una generazione giovane ma ormai smarrita.
Artista in movimento, sempre alla ricerca delle percezioni celate nell’essenza dell’essere, propone ai sensi di tuffarsi in un vortice di colori minuziosamente scelti all’improvviso.
Le tonalità calde e le trame profondamente sensuali, ricordi di mille ricchezze della sua terra natia, spalancano la mente alla volta di rocambolesche avventure dove la follia non ha più paradossi. Osservare le sue opere in un perfetto silenzio innaturale, ascoltandone i suoni che iniziano dalla fine, è l’occasione per riscoprire la lentezza, ritrovando una dimensione che ci svincola dall’ecatombe del pensiero unico e da quel conformismo eternamente affascinato dalle più volgari sensazioni antropiche.
Pablo è un drammaturgo che mette in scena davanti ai nostri occhi un mondo pitturato di stupore. Tra l’ebrezza del vino, credenze ataviche e il profumo di erbe miracolose, la sua creatività ci libera dal vano desiderio di desiderare, rinnovando in noi quella brama di scoprire oggi così immoralmente assopita.
Giampaolo Martinotti